Tricesimo, 13 aprile

Ho votato unica tra i consiglieri e le altre 2 consigliere a favore dell’abolizione delle province perché sono convinta della loro inutilità  operativa e anzi ho verificato l’intralcio burocratico che esse rappresentano. Ho voluto assumere questa chiara posizione per indicare un passaggio di autoriforma della politica. La Regione autonoma ha competenze sugli organi del governo locale: è necessario riformare i meccanismi di funzionamento per favorire la ripresa economica,  alleggerire gli iter burocratici, costare meno essere efficienti ed efficaci.  E’ necessario che questo avvenga. Chi se non la politica gestisce ospedali, scuole, trasporti, chi se non la politica può aiutare la ripresa economica e sostenere la vita di chi ha perso il lavoro?

Ma questa politica ha bisogno di una profonda rigenerazione.

Presentiamo questa sera una donna candidata Sindaco Gabriella Martinuzzi e consigliere comunali a Tricesimo tra cui spero ci sarà anche qualche assessora. In questi giorni l’Anci invia ai tutti i candidati sindaci i dati sulla scarsa presenza delle donne anche nei consigli comunali 19%  e sulle donne sindaco 11%. Spiega correttamente l’Anci che la scarsità di donne nelle amministrazioni locali dipende dalla mancanza di servizi sociali che aiutino le donne nella conciliazione tra vita familiare e impegno politico, ma che proprio l’assenza delle donne dalla vita politica causa la mancanza di legislazione a favore dell’impegno, ma contemporaneamente anche del lavoro delle donne.  L’Anci invita i candidati sindaci e sindache a inserire nelle liste donne e a nominarne assessore. Questo invito è firmato dalla Ministra Fornero e dal Presidente nazionale. Dunque più donne sindaco e assessore, più donne in politica. Lo sappiamo che l’Italia in questa segregazione verso il basso ed esclusione delle donne perde

1.le loro intelligenze, le donne a scuola sono brave, ora lo sono anche nelle facoltà scientifiche un tempo riservate ai maschi

2.opportunità di confronto perché le donne hanno modi di vedere le cose diversi ma complementari con quelli degli uomini, noi donne siamo più pratiche concrete, organizzate e quindi il nostro contributo deve diventare essenziale, anche nel politico come lo è già  nel sociale e nell’ambito familiare, in alcuni settori lavorativi come l’educazione, la cura, la medicina, la giurisprudenza

3.causa carenza di democrazia perché metà della popolazione, quella femminile appunto, non è adeguatamente rappresentata.

Ma nell’Italia di oggi altri fatti richiedono necessariamente la presenza delle donne in politica, di donne di qualità. Innanzitutto la crisi economica da cui non si riesce ancora ad uscire: sono richieste anche le doti femminili per progettare nuove strategie per superarla come flessibilità, adattabilità, apertura di settori lavorativi alternativi. Confartigianato del FVG sta cercando da anni di aprire imprese artigianali di servizi sociali come i tagesmutter e i tagesfather, ma la regione è lentissima nel legiferare e non capace di organizzare con competenza i servizi al fine di favorire chi vuole fare impresa. Sappiamo che lanciare il lavoro delle donne crea altri posti di lavoro. In Francia il Borloo plan ha creato 500.000 posti di lavoro in ambito sociale incrementato il PIL dell’1% pari a 15,6 miliardi di euro l’anno, oltre al benessere delle famiglie. Dobbiamo sapere che nella nostra regione per la prima volta in una crisi economica  a perdere il lavoro sono stati gli uomini che sono cessati di 20.000 unità, mentre il lavoro delle donne ha tenuto.  Sono dati che vanno approfonditi possiamo spiegarli sommariamente con 2 valutazioni positive: le donne che hanno studiato rispetto al passato tengono con tenacia il loro lavoro, i settori dei servizi meno investiti dalla crisi nel complesso hanno mantenuto i posti di lavoro e 2 valutazioni negative il lavoro delle donne è caratterizzato da contratti precari , part time che significa meno paga e più flessibilità, remunerazioni più basse e possibilità di essere licenziate più facilmente, ricordiamo la lettera delle dimissioni in bianco.

Pertanto servono donne a  partire dai comuni, gli enti più vicini alle esigenze dei cittadini, delle donne dei bambini e dei giovani, degli anziani. I  sindaci rispondono immediatamente, rispondono in prima persona, affrontano i casi della loro popolazione. Mi è capitato di assistere ad assemblee di genitori disperati per i tagli del precedente governo sul tempo e la qualità della scuola e il pensiero per cercare soluzioni andava ai sindaci, anche se i sindaci avevano fatto l’impossibile ma non bastava. Ho dovuto suggerire di rivolgersi alla regione per elaborare una legge regionale sulla  scuola , cosa che poi è stata fatta da IDV.

Oggi anche il quadro desolante della politica italiana necessita della partecipazione delle donne alla vita dell’Italia in ogni ambito istituzionale, ma proprio a partire dai comuni. A noi donne oggi spetta il compito fondamentale di proporre altri modi di fare politica e di presentare altri modelli politici, modelli proposti dalle donne anche agli uomini politici e politiche che abbiano come obiettivo il bene comune, competenze e conoscenze delle materie che debbono affrontare al fine di evitare l’obbrobrio delle leggi sulla famiglia promulgate dalla giunta Tondo basate sul fondamento imposto dalla Lega della territorialità, mentre la legge nazionale, ma anche quella europea pongono alla base  della concessione dei servizi sociali i fondamenti della necessità, del bisogno.

 

Paola Schiratti