PRESENTAZIONE DEL PROGETTO Donne Resistenti

In occasione del 60° anniversario della Liberazione, in piazza del Duomo a Milano, Tina Anselmi, ricordando l’ampio contributo delle donne alla Resistenza , ha affermato:

“ Quella delle donne é stata detta la Resistenza taciuta ed é stata resistenza largamente disarmata e nonviolenta.”

La citazione ci pare oltremodo calzante per una pagina di storia, considerata a torto minore, che vede protagoniste, dimenticate, donne friulane, che agirono nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre del 1943 , quando i militari italiani catturati dai tedeschi, venivano ammassati sui treni e avviati ai campi di concentramento, dai quali molti non sarebbero tornati, viste le inumane condizioni di vita a cui furono sottoposti.

In questa occasione, come in tante altre, le donne diedero prova di abnegazione e di originali e creative forme di assistenza e di cura e, sfidando la sorveglianza dei tedeschi , raccolsero i messaggi che i soldati italiani lanciavano dagli interstizi dei vagoni, nella speranza che arrivassero alle loro famiglie. E fu così, perché le donne si misero in contatto con impiegati delle poste, che si adoperarono per farli pervenire ai destinatari.

Questi avvenimenti,che vengono adesso investigati grazie all’affiorare di testimonianze scritte e orali, alla luce dei più recenti e accreditati studi storiografici, possono essere ascritti a forme di resistenza civile ,che si ebbero in tutta Europa, quando gran parte di essa fu sottoposta all’occupazione nazifascista .

Lo storico francese Jacques Semelin ha dato al concetto di resistenza civile un preciso significato e lo ha identificato nelle iniziative conflittuali disarmate prese da istituzioni politiche, professionali e religiose e, talvolta, dalle intere popolazioni e rappresenta la risposta specifica della società civile contro il dominio che il nazismo pretendeva di esercitare sulla sua vita e sulle sue strutture .

Episodi, quindi, come quelli della raccolta dei messaggi, lanciati dai soldati avviati all’internamento in Germania, non sono più ascrivibili ad una storia minore di matrice locale, ma vengono ricondotti ad una matrice comune, che é quella delle più variegate forme di lotta al nazismo, ancora oggi analizzate e classificate.

C’é sicuramente uno stretto legame tra resistenza civile e resistenza delle donne, che, spesso sono inconsapevoli che il loro agire é politico, perché convinte di continuare ad esercitare i loro tradizionali ruoli famigliari di cura e assistenza . Nei soldati prigionieri vedono i loro padri, mariti e figli e conseguentemente mettono in campo tutti gli accorgimenti per alleviarne le sofferenze, senza sentirsi eroiche, prese come sono dall’esercitare le cosiddette virtù quotidiane dell’esistenza .

Esistono fonti scritte e orali sull’argomento al centro della ricerca da noi presentata, che si stanno ampliando notevolmente, perché, in una sorta di tam-tam spontaneo, molte sono le persone , o testimoni diretti o eredi , che hanno memoria di questo passaggio di treni su cui erano stati caricati come bestiame i soldati , e dei tentativi delle donne friulane di arrecare loro sollievo.

Tutto il materiale ritrovato sarà raccolto, analizzato e classificato da due studentesse dell’Università di Udine, a cui verrà assegnata una borsa di studio finalizzata alla ricerca in questione e sarà oggetto di una pubblicazione , soprattutto indirizzata ai/alle giovani, perché ci sia una conoscenza più approfondita della storia locale e di genere.

Il progetto, presentato negli allegati, vuole rendere testimonianza e onore alle donne che non dimenticarono i valori della solidarietà e della pietà in tempi bui, nella convinzione che un paese senza memoria, che non riconosce pari dignità a tutti/e i/le suoi/ sue cittadini/e, ha un corto futuro .