Il Governo Berlusconi intanto innalza l’età pensionabile delle lavoratrici della Pubblica amministrazione (di un anno nel 2012, di due nel 2014 e di un ulteriore anno per ogni biennio fino al raggiungimento di 65 anni), poi lo intende fare anche per le lavoratrici private. La manovra sembra finalizzata all’adeguamento alla normativa europea in materia di pensioni, ma le condizioni di vita delle donne in Italia sono molto svantaggiate rispetto la maggior parte dei paesi europei per la mancanza di servizi pubblici dedicati. Effettivamente i risparmi previsti di spesa per questo primo intervento ammontano 4 miliardi di Euro. Tali fondi avrebbero dovuto essere impegnati a sostegno del welfare, per asili nido, servizi di assistenza agli anziani, scuola e conciliazione del tempo tra il lavoro e la famiglia delle lavoratrici. In realtà tutto questo si è trasformato in un ulteriore danno inferto alla vita delle donne, perché dopo i tagli alla finanza locale, nella finanziaria sono previsti tagli in materia previdenziale. In particolare la dotazione del fondo strategico per il Paese( istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri a sostegno dell’economia reale, che prevede interventi dedicati a politiche sociali e familiari come la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici) è ridotta di 252 milioni di euro nell’anno 2012, di 392 milioni di euro nell’anno 2013, di 492 milioni di euro nell’anno 2014, di 592 milioni di euro nell’anno 2015, di 542 milioni di euro nell’anno 2016, di 442 milioni di euro nell’anno 2017, di 342 milioni di euro nell’anno 2018, di 292 milioni di euro nell’anno 2019 e di 242 milioni di euro a decorrere dall’anno 2020, per un totale complessivo proprio di circa 4 miliardi di euro. A questo punto è evidente che il Governo Berlusconi carica sulle spalle delle donne italiane sempre maggiori oneri, impegni e condizioni di difficoltà: lavoro e carichi familiari, scarsa remunerazione, disoccupazione, licenziamenti in quanto donne, assistenza ed istruzione da impartire ai bambini, cura degli anziani e non autosufficienti. Le donne si sostituiscono in Italia ai servizi che gli altri stati erogano e il nostro nega, senza ricevere le garanzie di minime tutele come cittadine. Le prospettive della qualità della vita delle donne e il loro diritto ad essere a loro volta accudite in caso di bisogno viene aggravato in Italia a partire da oggi e per gli anni a venire. Il coordinamento regionale donne IDV denuncia con forza tali manovre e intende assumere iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica perché il governo riveda la propria linea politica.
Paola Schiratti
Coordinatrice regionale donne IDV,
Daniela Rosa
Responsabile regionale dipartimento cultura IDV
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