Udine Oggi. Le Donne Resistenti di Udine from Joker Image on Vimeo.


Intervento commemorativo

Le donne friulane sono donne di valore, l’ho sempre saputo viste le donne della mia famiglia , le nonne, mia madre, mia zia , le mie figlie, mia nuora, ma  anche le amiche, le colleghe, le studentesse. Quando con i miei allievi  ho realizzato una ricerca  basata su interviste che è stata pubblicata nel volume  io donna nel tempo ho amato le donne del Friuli, le donne importanti la scienziata, l’industriale, la sportiva olimpionica, la politica, e quelle che hanno vissuto la loro esistenza privatamente, Nives, Albina, Maria erano grandi allo stesso modo. Da una di queste interviste raccolta dalla voce di Fidalma  Garosi,  la partigiana Gianna  ho sentito per la prima volta il racconto degli atti compiuti dalle donne friulane che a partire dell’8 settembre 1943 sono intervenute attivamente per portare conforto, aiuto, sostegno agli internati militari, ai deportati e alle deportate racchiusi nei vagoni ferroviari e nei carri bestiame diretti ai campi nazisti di lavoro e concentramento del Nord Europa. I deportati facevano cadere bigliettini dalle fessure dei carri  e le donne si erano fatte onore di non lasciarne nemmeno uno a terra, Le SS piantonavano la stazione e  colpivano con il calcio del mitra le donne che non smisero di portare il loro sostegno e il conforto e riuscirono con notevole coraggio anche a liberare deportati e  deportate,. La notizia di questi episodi man mano che si diffondeva assumeva sempre maggiori sfaccettature e si accresceva e arricchiva di particolari. Sono state trovate copie dei bigliettini, memorie negli archivi parrocchiali,  testimoni si sono fatti avanti, sia le donne che hanno agito, sia  persone salvate da queste friulane per loro sconosciute che hanno   messo a repentaglio la loro vita per loro,  il sig. Tito Galeotti, salvato  da una bigliettaia friulana ,  ha scritto dalla Toscana, da Roma ha scritto Eraldo Affinati la cui madre è stata salvata nella nostra stazione e tenuta nascosta a Udine. Per raggiungere il risultato di porre oggi a memoria di questi fatti e delle loro protagoniste questa targa è sorto un comitato formato da donne provenienti da diverse associazioni cittadine femminili e non, ci siamo chiamate Donne resistenti  e noi oggi assieme al sindaco Honsel, e a voi le ricordiamo. Furono anche uomini a partecipare a questi episodi, ma soprattutto donne che meritano di essere ricordate per la pietà, la dignità, la umanità,  la civiltà dei loro atti. 

Questa storia ha avuto ampia eco in provincia e regione ha coinvolto le persone, molti molte che non sono qui hanno scritto la loro partecipazione, sarò lì con il cuore. Il sindaco ha capito che porre questa targa si doveva. Perché questo interesse? Perché questo coinvolgimento?

Forse oggi le cittadine, i cittadini del nostro paese cercano fatti  esperienze positive a cui riferirsi perché è necessario trovare un senso del convivere civile e morale in questa nostra Italia, un segno della direzione verso la quale rivolgersi, queste donne , se pensiamo alla mentalità del tempo, hanno superato un muro alto, sono uscite dalla cura e dalla pietà private e hanno agito nel pubblico, hanno compiuto gesti politici nel senso della politica come costruzione del bene comune, come dedizione di sé per un bene collettivo, per rispondere alla barbarie della violenza dei regimi dittatoriali  e della guerra con gesti di carità  e solidarietà  umana compiuti senza armi contro gli armati. Poi i racconti di questi episodi sono stati tutti narrati in privato dalle madri dai padri ai figli alle figlie e si sono trasmessi fino a oggi, noi Comitato delle  donne  resistenti ci siamo adoperate affinché tornassero ad essere pubblici anche nel ricordo, come lo sono stati  nel vissuto. Questa targa rende onore a queste donne , porta alla luce episodi di alto valore civile  che le hanno viste protagoniste. La storia delle donne è una storia taciuta  è necessario che venga ricostruita e raccontata  per riconoscere il ruolo che hanno sempre avuto nella società umana, perché oggi è necessario che le loro doti trovino realizzazione in  ruoli pubblici  per lo sviluppo e il bene del nostro paese come sostengono gli studi e i documenti europei più avanzati, a difesa della democrazia e della pace.

  Ora il Comitato Donne resistenti vorrebbe bandire due borse per giovani studiose per sviluppare una ricerca e un documentario storico per ricercare tutti i documenti esistenti e intervistare le testimoni e i testimoni ancora in vita. E verificare se questi episodi possano rientrare nel filone di ricerche ascritte dal sociologo Jaques Semelin al fenomeno della Resistenza civile europea al nazifascismo.

 Paola Schiratti
Presidente comitato scientifico ‘donne resistenti’