Va riconosciuto al sindaco Angeli e al Consiglio comunale di Remanzacco il merito di aver saputo dare a Elisaveta e a sua figlia Cristina l’immediato sostegno materiale e morale che le due donne necessitano. Sono la madre, anche lei gravemente ferita dal marito, e la sorella di Ion, il ragazzo di 19 anni ucciso a coltellate dal padre mentre cercava di proteggere la madre. I servizi sociali di Udine, il centro antiviolenza, le forze dell’ordine, il pronto soccorso, la magistratura conoscevano da un paio d’anni la situazione di questa famiglia di immigrati, lacerata dalla violenza del marito contro la moglie e i figli. Elisaveta aveva cercato aiuto nelle istituzioni, aveva sporto e poi ritirato querela. Che cosa succede in questo, come in altri tristissimi casi che hanno insanguinato il nostro Friuli in questi ultimi anni? Perché non si riesce a contrastare e fermare in tempo gli uomini che, dopo anni di maltrattamenti, stalking e violenze, arrivano a uccidere le proprie mogli o conviventi? Lo schema si ripete tristemente sia in famiglie italiane sia di immigrati, come questa. La nostra regione in queste tragedie vanta un tristissimo primato, è tra quelle dove i casi sono maggiormente numerosi, la più colpita è la Provincia di Udine. Il 18 settembre scorso in Prefettura a Udine è stato sottoscritto un protocollo di intesa che coordina gli interventi di sanità, forze dell’ordine, magistratura, avvocati, istruzione, tribunali di Udine e Trieste, comune e provincia di Udine per coordinare gli interventi degli enti che già operano, ma ognuno per proprio conto. E’ fondamentale che si agisca in collaborazione per dare più forza all’insieme nel contrasto della violenza, per bloccare e allontanare l’uomo violento, come prevede la Convenzione di Istambul da quest’anno legge italiana. Ma ciò che serve e che manca assolutamente in FVG è la garanzia di protezione per le donne che querelano o denunciano i propri partner, ma poi senza lavoro, senza casa, senza assistenza si trovano spiazzate e magari come Elisaveta ritornano a vivere con il compagno violento. Queste donne vanno accompagnate e aiutate a riacquisire una professione, a reinserirsi nel mondo del lavoro, dotate di un alloggio popolare per poter riprendere una vita normale. Questi sono passi necessari per permettere a queste vittime di uscire dalla spirale della violenza e per innescare nei confronti degli uomini violenti misure che li inducano a cessare i loro comportamenti. Prevenire è giusto e conveniente, immensi sono i costi umani, morali e materiali di queste tragedie.
Non si può fare proclami di comodo, nepuure mettere un nome ad un proptocollo facendolo sembrae altro agli ignoranti. Sentiamo cosa ne dice Strasburgo? Se in Provincia di Udine si ammazza tranquillamente le donne vuol dire che il sistema non finziona, ed un protocoloo fatto allì’interno del sistema riproduce solo la situazione. Molto altro ci sarebbe da dire, ma troveremo altro spazio. Eleonora Baldacci
inserisci un commento