La vicenda dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako, insieme alla sua bambina di 6 anni ci fa vergognare della nostra classe politica e dirigente. La giovane donna e la bambina sono state consegnate ad un governo dittatoriale e sono in pericolo malgrado i loro documenti in Italia fossero in regola. Quattro ministri dicono di non sapere e accusano i dirigenti della pubblica amministrazione. Vengono in mente altri esempi di superficialità e faciloneria in cui il valore degli esseri umani non conta nulla. Viene in mente anche il tempo lontano della dittatura, quando Mussolini dichiarò di aver bisogno di qualche migliaio di morti italiani per sedere insieme a Hiltler al tavolo dei vincitori della guerra. Così mandò i nostri soldati a morire in Russia, in Africa a El Alamein, in Grecia. A morire nemmeno a combattere. Bisogna che noi italiani e italiane impariamo a non tollerare logiche di questo tipo. Questa vicenda ci squalifica nel mondo.
Paola Schiratti
Secondo me non è che non sapevano, o almeno è possibile che solo qualcuno effettivamente non sapesse. Penso sia stato uno scambio di favori ruotante attorno ad un personaggio amico di certi dittatori, che ha approfittato del governo “ambivalente” e del fatto che poteva inserirsi nel ministero dell’interno per consentire all’ambasciatore kazako di orchestrare la manovra decisa e condotta da Astana. Doveva restare uno dei tanti “segreti di stato”. Invece la cosa è trapelata, ed ora si cerca un colpevole (magari poi liquidato con promozioni ed onori) per chiudere la faccenda in modo che i veri responsabili ne escano puliti.
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