Intervento al consiglio Provinciale di Udine del 18/10/2010
in omaggio della Provincia di Udine a Pierluigi Cappello.

A nome dei gruppi della minoranza ringrazio fortemente  Pierluigi  Cappello che mi commuove perché è venuto tanta volte a incontrare i ragazzi e tutti gli incontri sono stati densissimi di emozioni  veramente profonde.

Noi abbiamo fortemente  voluto questo incontro, in Consiglio Provinciale, per tre motivi:

Rendere il giusto omaggio a Pierluigi Cappello per il premio Viareggio per la poesia, che ha meritato.

Il secondo motivo perché veramente, come ha detto il presidente Fontanini,  la cultura friulana,  quando esprime livelli così alti, va celebrata.

Il terzo è riallacciare, in questo momento di crisi, un rapporto tra la politica e l’alta  cultura, tra i politici e gli intellettuali.  E’ un momento di crisi culturale in cui gli intellettuali e i poeti hanno perso valore e ruolo nella nostra società italiana. E’ una perdita per tutti,  perché gli intellettuali di alto livello come Pierluigi Cappello hanno una missione sociale e culturale da svolgere. Chi si interessa della cosa pubblica come chi fa politica deve conoscere proprio le opere dei poeti , degli intellettuali,  degli artisti che sono stimoli su cui dobbiamo meditare.

Specialmente  nei momenti di crisi, queste voci che vengono da intelligenze,  sensibilità, occhi, cuori, menti superiori a quelli della media vanno ascoltate:  perché il poeta in particolare ha una superiorità anche morale rispetto agli altri, perché il poeta vede più in là di quello che noi possiamo vedere, perché riesce a cogliere aspetti con una sensibilità e una profondità uniche. E chi come noi è impegnato nell’ amministrazione pubblica non può non conoscere i messaggi e le interpretazioni della realtà dei poeti ed essere in grado di trasformarle in un azione di buon governo per il bene della cittadinanza.  

Pasolini è stato maestro nell’interpretare la realtà  friulana e italiana. Non ha mai rinunciato a criticare, a trovare anche gli aspetti negativi dell’Italia del suo tempo e a prevederne gli sviluppi. E chi si interessa del bene pubblico non può non cogliere questi  appelli.

Pierluigi Cappello  è entrato nel pieno della nostra cultura. Sulla problema della lingua friulana ha saputo  dare una interpretazione nel suo rapporto con l’Italiano e le altre lingue europee, spiegando che il friulano è una lingua degli affetti e del mondo preindustriale, mentre l’Italiano è la lingua del pensiero astratto e della filosofia che i grandi trecentisti ci hanno lasciato e si è affinata nei secoli grazie all’opera dei grandi autori e delle traduzioni. Noi che  finanziamo progetti sulla cultura e sul friulano  dobbiamo prendere insegnamento e meditare.

Dobbiamo salvare il rapporto con i poeti e gli intellettuali, consegnarlo ai giovani. Quando Cappello  viene nelle scuole a incontrare gli studenti, restano per giorni e giorni i segni del suo passaggio. Durante una di queste esperienze, gli studenti, che avevano letto la sua poesia ‘quando Orlando’,  gli hanno chiesto se si trattava proprio dello stesso Orlando di Ariosto che avevano studiato. E lui ha risposto di sì. E perché, hanno chiesto,  va a cercare modelli così indietro nella letteratura.  Perché questi modelli sono modelli con i quali dobbiamo confrontarci tutti.  Ha spiegato che la letteratura è un continuo confronto con il passato, per interpretare il presente e guardare il futuro. Il poeta ci aiuta in questo.  Pierluigi Cappello ha scritto parole di una intensità e una profondità che lasciano segni profondi nella nostra intelligenza e nel nostro cuore, e tutto questo è un dono a tutti noi.

Paola Schiratti