Nel consiglio provinciale del 30 gennaio a Udine ho rivendicato la coerenza di IDV favorevole alla chiusura delle Province. L’aver mantenuto le posizioni programmatiche consegue che oggi  si sia aperta la ridiscussione sugli enti locali, i cui costi sono giustificati solo se producono risultati. Trattare di Provincia comporta  parlare di Regione e Comuni. La regione FVG non ha legiferato, nè effettuato l’alta programmazione in molti ambiti: ambiente, energie rinnovabili, piano territoriale, scuola, riforma degli enti locali, ha invece amministrato e invaso competenze delle Province. Ha così perso identità e mission. La Provincia di Udine non ha esercitato il suo ruolo di area vasta: non ha avviato uffici al servizio di comuni e categorie, non li ha rappresentati presso la regione, non ha riunito coordinato servizi sovra e intercomunali. Non ha programmato l’efficienza di servizi propri come i Centri per l’impiego. Ha a sua volta invaso settori di competenza regionale, stanziando fondi  per lo sviluppo economico. Senz’altro negligenza, pigrizia, ricerca del consenso hanno avuto un peso notevole.  Oggi bisogna decidere se la crisi che ha investito le Province è un problema strutturale o di cattivo governo, le Province, dopo il decreto Monti, avranno funzioni di gestione?  E’ necessario un nuovo equilibrio nel quale le Province vanno soppresse trasferendo le competenze alla regione e ai comuni, indicando con chiarezza ruoli e funzioni da rispettare. Gli stessi comuni devono accorpare i servizi per entità di almeno 20.000 persone, come è avvento in tutti i grandi paesi d’ Europa. In questo momento di crisi, disoccupazione e povertà crescenti è doveroso e necessario trasferire risorse dalle burocrazie e lobby alla scuola, alla ricerca,  alla creazione di infrastrutture e trasporti, alla coesione sociale, al welfare  e lanciare sul mercato posti di lavoro in settori nuovi per il nostro territorio, che non ha acquisito il ruolo fondamentale che gli spetta nello scacchiere europeo dopo la caduta della cortina di ferro e l’apertura dell’ est europeo agli scambi. Credo fermamente che dobbiamo capire ciò che serve al paese, guadare oltre gli orticelli e lavorare per la collettività.

 

Paola Schiratti