Le polemiche della Lega contro la Giunta Tondo di questi giorni a cui risponde il PDL coinvolgono il funzionamento delle due massime istituzioni del governo locale: Regione e Provincia. Governate dal centro destra avrebbero dovuto funzionare in sincronia e dare i risultati annunciati dai programmi elettorali di Tondo e Fontanini. Così non è: Regione e Provincia  funzionano con molte criticità, senza pianificazione e controllo, senza rispettare il principio della sussidiarietà e della chiara e univoca divisione delle competenze, prima necessaria garanzia contro doppioni di intervento e sprechi di denaro pubblico. La battaglia in questi giorni si fa aspra, ora che i due partiti, ex alleati per decenni, a Roma sono schierati uno, il Pdl, a sostegno del governo Monti, l’altro, la Lega, all’opposizione. In questo periodo di crisi e di sacrifici, cittadini e cittadine avrebbero voluto che tutte le istituzioni funzionassero al meglio, che la politica aiutasse a superare le difficoltà, ma ciò non avviene. E’ facile per la Lega accusare la giunta Tondo, perché tante sono le carenze. La Regione subisce in questi giorni le critiche sia delle forze produttive nazionali, che della Confindustria locale a causa della mancanza di piani organici per lo sviluppo economico, per il finanziamento delle attività produttive, per l’energia, per i trasporti e le infrastrutture. Inoltre sono mancate le leggi sulla scuola e sulla formazione, non sono aggiornati i piani dei rifiuti e delle energie rinnovabili, critica è la gestione della sanità. La regione impegna la propria struttura di circa 3000 dipendenti nell’amministrare il quotidiano, nell’elargire fondi anche di bassa entità. I trasferimenti di risorse economiche agli enti sottordinati avvengono nel corso dell’anno, impedendo una seria programmazione, come è accaduto nel 2011 per il lavoro. La giunta Tondo non ha saputo valorizzare la nostra autonomia e specificità.

Ma in Provincia di Udine le cose non vanno meglio. I lavori pubblici sono fermi per più di 100 milioni di euro, il debito cresce, si sovrappongono bandi in concorrenza con quelli regionali, i fondi si distribuiscono a pioggia senza programmazione, i centri per l’impiego non decollano, alcuni progetti, come Easy Foot, sono percepiti come sprechi di denaro pubblico. La mancanza di un serio e continuativo rapporto con i Comuni per programmare l’attività di area vasta fanno sentire la Provincia come un ente inutile. Idv, insieme a tutta la minoranza, ha chiesto il ritiro del bilancio per il 2012, giudicato inadeguato al momento di crisi attuale, compilato con spirito ragionieristico e propagandistico, senza una strategia di intervento, che, se ci fosse, avrebbe consigliato di concentrare le risorse  sui settori fondamentali. La macchina burocratica provinciale, di circa 560 dipendenti, non è efficiente: le lentezze e i ritardi risultano essere sempre gli stessi e non si superano mai. Accomuna i due enti la pletora delle costosissime società partecipate, spesso doppioni scoordinati, sui quali la Giunta non esprime né una strategia di indirizzo, né un piano di verifica. Ora la Lega ha gioco  facile a criticare e il PDL a  rispondere con i ricatti,  ma questo agire non risolve il problema politico della necessità di un governo lucido e strategico del territorio e della formazione di una classe politica, anche a livello territoriale, capace di agire per il bene pubblico, riconosciuta. E’ necessario avere chiare e distinte le competenze di ognuno. Intervenire sulle questioni fondamentali del nostro territorio, ubicato in una posizione strategica in Europa, della quale non si riesce a sfruttare le potenzialità per responsabilità di una classe politica che non sa guardare oltre l’orticello di casa e non sa programmare il futuro. A livello nazionale il governo Monti ha sancito la fragilità di una classe politica e l’inconcludenza dei ministri dell’alleanza del centro destra. Lo scetticismo circonda la politica ed è difficile trovare modalità che  le restituiscano dignità e  credibilità, soprattutto presso i giovani e le donne spesso evocati, ma spesso anche tenuti ai margini e mai responsabilizzati con affidamento di incarichi e di avvicendamenti, che li inseriscano a pieno titolo nella gestione della res pubblica. A livello regionale i cittadini e le cittadine  devono scegliere con attenzione chi mandare al governo del proprio territorio. Forse la crisi attuale obbligherà tutti a una maggior consapevolezza. L’esperienza, infatti, insegna che sono proprio le crisi e il malessere che ne consegue a mettere in moto nuove energie e risorse intellettuali volte a trovare risposte e strategie per uscirne.

Paola Schiratti